Se si riflette sulla crescita esponenziale della litigiosità medico-legale tra strutture sanitarie ed utenti cittadini, che di riflesso ha condotto ad una crescita ormai insostenibile per i sistemi sanitari della medicina difensiva, troviamo spesso alla base di tale litigiosità, piuttosto che il mero errore tecnico-professionale, un disagio comunicativo e relazionale tra l’operatore sanitario ed il paziente e i suoi familiari.
Di fatto si tratta della rottura dell’alleanza terapeutica tra operatore sanitario e paziente: da un lato, il primo, vive un contesto professionale sempre più difficile, dall’altro il secondo le persone, proprio perché ammalato o comunque sofferente, è più vulnerabile e quindi particolarmente suscettibile.
È facile comprendere come le recriminazioni del paziente, o dei suoi familiari, per eventuali carenze sul piano tecnico-professionale in realtà sono il risultato di vere e proprie ferite sul piano comunicativo e relazionale.
Per questo un percorso formativo che affronta due argomenti solo all’apparenza così distanti.
Da un lato un argomento teorico: la conoscenza delle origini, della sostanza e degli obiettivi della Legge Gelli, nel suo apprezzabile tentativo di ridisegnare la logica della responsabilità sanitario, creando le condizioni di maggior tutela e difesa dell’operatore sanitario che lo sospingano con nuova fiducia verso una medicina proattiva.
Dall’altro un argomento, ovvero quello della comunicazione e della relazione con il paziente in un momento “critico” come quello della diagnosi, che pervade la quotidianità dell’operatore sanitario e che ha radici culturali antichissime e necessità di competenze ed abilità contestualizzate al nuovo, o meglio diverso, rapporto operatore sanitario – paziente.
È attraverso la consapevolezza giuridica e le abilità comunicativo-relazionali che l’operatore sanitario può facilitare il ristoro, in un rinnovato rapporto di lealtà e fedeltà, della proattiva alleanza terapeutica con il paziente ed i suoi familiari.