Negli ultimi due decenni, l’introduzione di farmaci biologici antireumatici modificanti la malattia (bDMARD) associati a un approccio treat-to-target ha migliorato notevolmente la gestione dell’artrite reumatoide (AR). Tuttavia, nonostante la significativa riduzione dei danni strutturali articolari, diversi studi hanno dimostrato un aumento del rischio dell’insorgenza di eventi cardiovascolari (CV) che risultano essere la principale causa di morte in questi pazienti. Nello specifico, è stata evidenziata un’aumentata associazione tra AR e il metabolismo anomalo del glucosio, ciò spiega l’elevata prevalenza di diabete di tipo 2 (T2D) e di insulino-resistenza (IR) in questi pazienti. La ricerca clinica ha evidenziato come l’interleuchina 1β, l’IL-6 e il TNF, tre citochine coinvolte nella patogenesi di AR, potrebbero giocare un ruolo rilevante anche nello sviluppo di IR, ma è soprattutto la sovraespressione di IL-1β che contribuisce alla patogenesi di T2D, essendo associata a disfunzione e apoptosi delle β cellule pancreatiche, con riduzione conseguente della produzione di insulina.
La recente conoscenza del contributo dei processi infiammatori alla patogenesi del T2D ha suggerito nuove strategie terapeutiche antidiabetiche in cui i bDMARD, che sono comunemente usati nel trattamento della RA, possono essere efficaci nel migliorare le anomalie del glucosio. Basandosi sull’approccio treat-to-target che accomuna RA e T2D, l’individuazione di un singolo trattamento che controlla entrambe queste malattie sembra essere una scelta promettente per migliorare la gestione dei pazienti con RA e T2D. L’aderenza alla terapia è infatti inversamente proporzionale al numero di farmaci assunti dai pazienti, e ogni singola strategia terapeutica che tratta contemporaneamente due malattie diverse, può anche aiutare i decisori delle politiche sanitarie a ottimizzare i costi mantenendo la qualità dei trattamenti.
Sulla base di queste considerazioni, è stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato, in aperto, prospettico, controllato, a gruppi paralleli, lo Studio TRACK che si è proposto di verificare se l’inibizione di IL-1 con anakinra, attualmente impiegato nel trattamento dell’AR, potesse indurre un miglioramento sia dei parametri metabolici che di quelli infiammatori in pazienti con AR e T2D, rispetto a pazienti trattati con un farmaco anti-TNF. I risultati dello studio hanno evidenziato una riduzione progressiva della percentuale dell’emoglobina glicata (HbA1c) nei pazienti trattati con anakinra rispetto a quelli del gruppo trattato con un farmaco anti-TNF. Anche il parametro relativo alla glicemia a digiuno si è ridotta progressivamente nel gruppo di pazienti trattati con anakinra rispetto al gruppo di confronto, sia a 3 mesi che a 6 mesi di trattamento. In termini di attività di AR, entrambi i gruppi partivano da livelli elevati di attività di malattia, nel corso del periodo dello studio si è avuta una riduzione del punteggio DAS28( Disease Activity Score) in entrambi i gruppi di trattamento; tale riduzione si è mantenuta fino a 6 mesi.
I risultati dello studio TRACK suggeriscono che l’inibizione di IL-1 potrebbe essere considerata come un’opzione di trattamento “a target” utile per i pazienti che sono affetti, contemporaneamente, sia da AR che da T2D.